Se la Bella Addormentata fosse una foodblogger?

Se la Bella Addormentata fosse una foodblogger?

C’erano una volta un re e una regina che desideravano tanto avere un erede.
Un bel giorno, arrivò una figlia bellissima cui diedero il nome Aurora.
Per festeggiare l’arrivo della piccola Aurora i sovrani organizzarono una grande festa a palazzo, alla quale invitarono tutti, ma proprio tutti. Tranne la perfida Malefica.
Le tre fate madrine – Fauna, Flora e Serena – erano impazienti di porgere i loro doni alla neonata.
Flora fu la prima a farsi incontro alla principessa, il volto disteso in un candido sorriso: “Cara Aurora, il mio dono è la pasta madre che la mia bis-bisnonna, tanto amorevolmente, preparò cento anni fa. Possa la pasta madre assisterti sempre, mia piccola Aurora, per tutta la vita”. Dopo aver parlato, adagiò nella culla un vasettino color oro, cinto da un bel fiocco blu.
“Cara Aurora”, proseguì Fauna, avanzando verso la principessa, “giungo a te con uno smartphone di ultima generazione, con cui potrai twittare, pinnare, postare, instagrammare, googleplussare, insomma, fare tutto quello che ti va! E ricordati l’hashtag del regno che è #ilregnodimoltolontanogoessocial ”.
Venne infine il momento di Serenella. La fata, che era la più piccola e la più cicciottella delle tre, avanzò ciondolando sulle gambette corte. Si affacciò alla culla della neonata e si fermò a contemplarne il visino paffuto dalla guance rosee.
“Per te, mia piccola Aurora…” Ma le parole della fata furono interrotte da un improvviso vento gelido che paralizzò gli astanti. Da un’enorme finestra spalancata entrò, senza far troppe cerimonie, una donna altezzosa vestita di nero.
“Malefica!” strillarono in coro le tre fate madrine.

“In persona” disse la strega, lo sguardo altero fisso sul re e sulla regina.  “Oh, quanta bella gente a questa festa. Guarda un po’” proseguì poi, “Sono stati invitati proprio tutti, vedo. Tutti, tranne la sottoscritta. Ma io mica me la prendo. Figurarsi, non sono certo il tipo che se la lega al dito. E per dimostrarvi che non sono arrabbiata, anch’io voglio fare un dono alla principessa.”

Malefica si schiarì la voce e si scrollò le maniche. Sguardi terrorizzati rimbalzarono senza sosta da una parte all’altra della sala. “Mia cara principessa,” proseguì la strega, “anch’io ho un dono per te. Al compimento del tuo sedicesimo anno di età un forno elettrico mal funzionante ti soffocherà con i suoi fumi tossici. E tu, cara la mia Aurora… morrai!”.
“Oh no!”, intonarono all’unisono Fauna, Flora e Serenella.
Dopo aver lanciato la sua maledizione, Malefica sparì nel nulla.
La piccola Serenella nascose sotto la veste il libro Plate to Pixel di Helen Dujardin e la reflex che aveva portato in dono alla principessa. Questi per ora non servono – pensò fra sé e sé – La principessa scatterà foto brutte, ma ora ho un’urgenza ben più seria da fronteggiare. Porre rimedio all’anatema di Malefica.
“Non posso annullare il crudele incantesimo di Malefica” spiegò affranta Serenella, “Ma ho ancora il mio regalo da offrire alla principessa. Se verrà colpita dai fumi tossici di un forno elettrico mal funzionante, non per questo la principessa morrà, ma cadrà in un sonno profondo, dal quale potrà essere risvegliata solo dal dolce del vero amore”.
Il re, senza saper né leggere né scrivere, fece distruggere i forni elettrici di tutto il regno. Niente più torte, pizze, focacce, brioches, macarons e biscotti per nessuno. Disgraziatamente, la pasta madre della principessa andò a male, perché nessuno trovava più un valido motivo per prendersene cura.
Le tre fatine buone, nel frattempo, condussero Aurora nel folto più folto della foresta, in una casupola di legno abbandonata. Qui le tre fate madrine vissero insieme alla principessa per sedici lunghi anni, ammonendola ripetutamente circa la terribile maledizione che Malefica aveva lanciato su di lei.
“Hai capito bene, Aurora? Devi stare lontana dal forno. Hai capito? L-O-N-T-A-N-A dal F-O-R-N-O. O meglio, lontana da O-G-N-I forno. Niente forno, o finisci morta stecchita, caput. È chiaro il concetto?!” Le ripetevano a rotazione.
“Certo, fate madrine, ho capito: devo stare lontana dal forno”. E le fatine vissero tranquille, perché la principessa sembrava aver capito.

Passarono sedici anni: il giorno del suo sedicesimo compleanno Aurora rientrò a palazzo.  Si preparavano grandi festeggiamenti per celebrare il suo ritorno a casa e il mancato avverarsi della profezia.
Aurora iniziò a curiosare in giro, scattando foto e postando su Facebook tutto ciò che le capitava a tiro. Giunse infine in una stanza segreta del palazzo, dove una vecchina sdentata e anche un po’ sorda era alle prese con un forno elettrico che sembrava non voler funzionare. Aurora si arrestò un attimo a riflettere. C’era qualcosa che non dovevo assolutamente fare ma… boh, mi è passata di mente. Non sarà stato niente di serio, comunque.

“Oh, questo forno sembra non voler funzionare!” Si lamentava la vecchina, che era in realtà la perfida Malefica con indosso un astuto camuffamento. “Dolce fanciulla, mi daresti una mano? Devo cuocere questo pan di spagna che ho amorevolmente preparato con farina di kamut e bacche di vaniglia del Madagascar, ma questo forno mi sta dando un sacco di problemi…”
“Bacche di vaniglia del Madagascar? Niente vanillina?! Finalmente!” esclamò Aurora, gli occhi estasiati e due artigli al posto delle mani, aggrappati alla tortiera. Lo sguardo della principessa si posò poi sulle manopole del forno acceso.
“Oh, no, cara vecchina, non deve usare la funzione ventilata, è meglio quella statica. Si sposti, le faccio vedere io come si fa. Vede, così funziona. Ora lo apro, così possiamo infornare il pan di spagna, son certa che verrà buoniss…” Aurora aprì il forno e fu investita da una scarica di fumi tossici che la fece svenire all’istante. Come se non bastasse, un improvviso sovraccarico elettrico lasciò al buio tutto il Regno, per ben cento anni.

“Certo che è ben tarda”, dissero le tre fatine sospirando, “quante volte gliel’avevamo detto?”. Rassegnate, calarono su tutto il Regno un triste sipario di rovi spinosi.

Un principe di belle speranze passò di lì. Sguainò la spada e, abbattendo con essa rovi a destra e a manca, si scavò un varco in direzione del castello. Lì giunto, si mise a curiosare in giro. Con non poche difficoltà trovò l’interruttore centrale e lo riattivò, riportando la corrente in tutto il Regno. Il forno tornò a funzionare e dopo una ventina di minuti il pan di spagna, che aveva atteso per cento anni di cuocersi, si cosse. Il principe viaggiava da giorni ed era affamato. Prese il pan di spagna e iniziò a sbocconcellarlo. E’ duro come un mattone, ma a caval donato non si guarda in bocca, pensò. Con ancora metà dolce tra la mani, continuò a curiosare per il palazzo. Giunse nella stanza in cui dormiva Aurora. Si sedette al capezzale della fanciulla e rimase estasiato dalla sua bellezza. Si chinò per baciarla, ma la principessa fu svegliata dal profumo del pan di spagna. Ne addentò un pezzetto. “Beh dai, non è venuto poi tanto male. Forse è solo un po’ secchino, io ci avrei  messo un po’ più di fecola di patate. Aspetta che faccio una foto al volo e la pubblico su Instagram. Hashtag: #yummy; hashtag: #foodlover; hashtag: #happilyeverafter”.

I due giovani si sposarono e vissero per sempre, felici e contenti.

(Illustrazione di Federico Manzi Art&Graphics)

 

Vi lascio con una ricetta dolce, che secondo me pure Aurora ed il principe avrebbero gradito molto: si tratta di bocconcini di pan di spagna al cioccolato con crema al mango e polvere di cocco. Una ricetta squisitamente tropicale che, per un attimo, fa sognare di trovarsi altrove, magari su una bella spiaggia caraibica. Magari a trovarcisi davvero, che dite?

 

bocconcini-al-cioccolato-con-mango

Ingredienti per 12/15 bocconcini al cioccolato:

Per il pan di spagna al cioccolato:
25 gr di cioccolato fondente

1 tuorlo di medie dimensioni

1 albume montato a neve ferma

25 gr di farina

30 gr di zucchero a velo

 

Per la crema al mango e per guarnire:

2 tuorli

150 ml di latte

20 gr di zucchero a velo

15 gr di maizena

1 cucchiaio di pasta concentrata al mango

cocco in polvere

 

Sciogliete il cioccolato a bagnomaria insieme al burro. Montate il tuorlo con lo zucchero a velo ad aggiungetelo al cioccolato, una volta che questo si sarà intiepidito. Montate l’albume a neve ferma. Aggiungetelo al cioccolato e mescolate delicatamente dal basso verso l’alto. Aggiungete anche la farina setacciata e fatela inglobare, sempre mescolando dal basso verso l’altro.

Riempite con l’impasto degli stampini per biscotti di silicone di forma rotonda e cuocete in forno statico preriscaldato a 175° per 15 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare prima di togliere i bocconcini dallo stampo.

Preparate ora la crema: scaldate il latte in un pentolino e montate i tuorli con lo zucchero a velo. Aggiungete il latte tiepido e la maizena. Mescolate bene il tutto per evitare che si formino grumi. Rimettete sul fuoco e fate addensare. Fate raffreddare la crema mescolandola di frequente. Quando sarà fredda aggiungete un cucchiaio di concentrato di mango. Decorate i bocconcini di cioccolato con la crema al mango e con la polvere di cocco.

 

 

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