Il segreto del Minotauro

Il segreto del Minotauro

mitologia , Minotauro

Lampi, tuoni, fulmini e saette serpeggiano sull’Olimpo.
Sul villaggio sottostante si abbatte un violento temporale.

“Via, via! Hera è di nuovo su tutte le furie con Zeus, qui si mette male… si salvi chi può!” Strilla agitato un ometto corpulento sollevando le braccia al cielo. Frotte di giovani, vecchi e bambini corrono a rifugiarsi nelle proprie case.

Sull’Olimpo, intanto, è tutto un infrangersi di anfore, piatti e bicchieri.
 “Sei un fedifrago e un Dongiovanni!” tuona Hera, “Ti sei visto di nuovo con quella Danae la notte scorsa, lo so! Me lo ha detto mio nipote Eros, per cui non provarci nemmeno, a negare! Tieni! Beccati questo e anche questo!” Una nuova pioggia di ceramica si abbatte su Zeus, che tenta invano di ripararsi dietro uno scudo di bronzo.  “Mia cara, luce divina che illumina i miei occhi e le vette dell’Olimpo, il piccolo Eros dev’essersi preso un abbaglio, chiariremo presto tutto, vedr…”

“Fa che sia vero!”, lo interrompe Hera stizzita, “Che se scopro che non è così, non ci metterò né uno né due a rivolgermi al T.U.B.O. (Tribunale Unico Beghe Olimpiche) per chiedere la separazione con addebito! Guai a te!” Una pesante pila di piatti si infrange contro la parete alle spalle di Zeus, schivando la sua testa di un soffio.

“Qui si mette male…” pensa tra sé e sé Il Dio degli dei, acquattandosi sotto un ampio tavolo di legno massello in attesa che le acque si calmino un po’. Quando la rabbia sul volto di Hera sembra essere scemata, Zeus esce timidamente dal suo nascondiglio e si fa avanti porgendole un largo vassoio d’argento in segno di riappacificazione: “Cara, dimentichiamo tutto, vuoi?… Mangiamo insieme questi involtini di foglie di vite che, tra una bevuta e l’altra, Dioniso ha preparato per noi. E intanto, andiamo a curiosare insieme cosa sta succedendo a Creta. Il buon Minosse sembra in procinto di prendere delle importanti decisioni.”

Si siedono insieme al tavolo dell’Olimpo, sbocconcellando involtini di foglie di vite e sorseggiando del buon vino, con gli occhi da spettatori curiosi puntati giù dal Monte Olimpo, in direzione dell’isola di Creta.

A Cnosso, nel frattempo…

“Pasifae, moglie mia, perdonerò il tuo orrendo tradimento a patto che il tuo bruttissimo figlio, il Minotauro, abbandoni gli appartamenti reali per andare a vivere nel labirinto che il buon Dedalo ha progettato e realizzato per lui. E poi, sono stanco di trovarmi davanti la sua faccia taurina ogni mattina mentre faccio colazione.” Dice Minosse solenne.

“Minosse caro, lo sai, Asterione è un bravo ragazzo… Certo, sì, forse i suoi lineamenti sono un po’… marcati… ma tu dagli un po’ di tempo e consentigli di vivere con noi e con sua sorella Arianna qui a palazzo. Vedrai che presto il suo aspetto non ti interesserà più e lo guarderai solo con gli occhi del cuore!”. La donna si affaccia alla finestra e posa un tenero sguardo sul figlio dal volto belluino, impegnato a raccogliere margherite nei giardini del palazzo reale.

“No, no. Non ci penso nemmeno, donna.” Ribatte il re accigliato, “E poi, ho grandi progetti in serbo per lui. Va’, va’ a chiamarlo e digli che gli devo parlare. Che ci fai ancora qui impalata? Vai, vai!”

Pasifae si affretta fuori dalla stanza. Torna poco dopo con il figlio Asterione che la segue esitante, il volto di fiera nascosto dietro un mazzo di fiorellini di campo appena colti.
“Avanti, avanti, non fare il timido,” lo incoraggia Minosse vedendolo arrivare, “Lascia stare quei fiori che sono roba da femmine e siediti qui, vicino a me. E tu, moglie, lasciaci soli. Prima però, portaci un bel vassoio di costolette di maiale e un paio di salsicce, quella si che è roba da veri uomini! Non è vero, eh, Asterione?”. Il sovrano ridacchia e dà al Minotauro una pacca amichevole su una delle due spalle curve e abnormi. Ma si ritrae inorridito quando la bocca di Asterione si spalanca in un sorriso deforme.
“Papi, io…”
“Ti ho già detto mille volte di non chiamarmi papi! E ora ascolta bene Asterione, ho una cosa molto importante da dirti. Ti sei fatto uom… grande, ormai. Tua madre ed io abbiamo pensato che alla tua età ti meriti finalmente un po’ di indipendenza. Non puoi più vivere negli appartamenti reali con due vecchi rompiscatole come noi e con la tua sorellastra. Meriti molto, molto di più! Per questo d’ora in poi avrai una bellissima e spaziosissima dimora a tua completa disposizione. Full optional, completamente high-tech, progettata su misura per te dal migliore architetto del mondo…”

Pasifae fa ritorno nella grande sala del re con un vassoio colmo di costolette di maiale che colano grasso. “Ecco quanto mi hai chiesto, Minosse. Solo che…”
“Bene, bene, donna. Ora va’, lasciaci soli, torna a tessere la tela insieme alle altre ancelle”.
Sconfitta, Pasifae si allontana a testa china. Minosse afferra avido una costoletta con entrambe le mani e prende a divorarla di gusto. “Mh… mh! Questo sì che è cibo degli dei… Asterione, favorisci, su, non farai mica complimenti. Ma dove eravamo rimasti? Ah sì, dicevo, il labirin…, la tua nuova casa: super funzionale, ultra moderna, tecnologica, accogliente… dotata di ogni confort. E’ già lì, pronta per te. E tu non dovrai preoccuparti di niente, penserò a tutto io! Non dovrai neanche andare a fare la spesa, pensa un po’! D’ora in poi scordati quelle lunghe, interminabili file dal macellaio, perché ogni anno ti farò arrivare cibo fresco direttamente dalla città di Atene: tanti fanciulli e fanciulle tenerissimi, con i quali potrai preparare polpette, stufati, brasati, allegre grigliate da gustare insieme agli amici, o anche solo una minestrina, per i giorni in cui dovessi sentirti un po’ indisposto…”
“Papi, io volevo…”
“Ti ho già detto di non chiamarmi papi!”, strilla Minosse. “Io non sono tuo padre. Se proprio insisti, allora te lo dico. Il tuo papi è questo qui!” e punta il dito verso un tavolo decorato con l’affresco di un toro bianco latte, disteso al sole sulla bellissima spiaggia di Elafonissi. “Non avrei voluto essere io a dirtelo, però insomma, ormai sei grande e ci sono cose che i veri maschi devono saper affrontare con forza e carattere. Ma ora lasciami finire, è importante che io ti dica tutto ciò che ho da dirti, senza che tu mi interrompa di nuovo. Parlerai quando avrò finito io. Siamo intesi?”
Asterione annuisce rassegnato.

“Quindi dicevo, caro figliastro, che tanti giovinetti e giovinette verranno recapitati comodamente a casa tua perché tu possa farne polpette, spezzatini, insaccati. Di tutto un po’, insomma. Grazie a te e alla tua sete di sangue la temibile reputazione di quest’isola riecheggerà ovunque, per terra e per mare! Tutti avranno paura di noi e ci rispetteranno, si sottometteranno spontaneamente al nostro potere e si piegheranno sconfitti alla nostra volontà. Tutti, tutti sapranno che Creta è patria di un mostro spaventoso, che si ciba solo di carne umana! Tu, smembratore di cosce paffutelle, masticatore di ossicine croccanti, degustatore di bracciotte saporite… Sarai il flagello dell’Ellade, l’incubo dell’Egeo, il vendicatore del Mediterraneo… e per me, d’ora in poi, ti ergerai a simbolo indiscusso della potenza di Creta su tutta la Grecia!” Conclude il sovrano sollevando trionfante verso il soffitto una costoletta di maiale. “E ora dimmi, Asterione, cosa avevi di così importante da dirmi poco fa?”

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“Papi, niente, io volevo dirti che… sono vegetariano. Già da qualche annetto ormai.”

“Povero Minosse, che brutto colpo al cuore”, si rammarica Zeus l’onnipotente. Ingolla d’un fiato  l’ultimo bicchiere di vino, poi, sazio ed ebbro del nettare degli dei, cade addormentato al fianco della gelosa consorte.

Il sole tramonta sul divino monte Olimpo. Sopraggiungono le tenebre ad avvolgerlo e a consegnare i suoi abitanti tra le braccia accoglienti di Morfeo, che premuroso si mette a cullarli, fino al sorgere di un nuovo giorno.

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