Ci sono occasioni in cui ti rendi conto di quanto sia entusiasmante essere food blogger.
Non solo per dare pubblico sfogo ad una passione, ma anche perchè spesso capita di entrare in contatto con luoghi, persone, sapori che si rivelano fin da subito una piacevolissima sorpresa.
Questo è capitato lunedì 22 Aprile, durante la cena dedicata ai food blogger a cui ho preso parte grazie all’invito ricevuto da Milanodabere. Una serata fuori dall’ordinario, durante la quale se ne sono “mangiate e bevute delle belle”, proprio qui, al Bon Wei, ristorante di alta cucina cinese ispirato ai canoni della Cina contemporanea e sito in via Castelvetro, zona Corso Sempione, a Milano.
Partiamo dal nome: Bon Wei… Uno sposalizio di lingue diverse (dal francese”bon” – “buono” – e dal cinese”wei” – “gusto”) che già descrive efficacemente la sintesi tra raffinatezza e tradizione che qui viene rappresentata magistralmente con piatti evocativi nell’aspetto e deliziosi nel gusto, tutti ispirati alla ricca tradizione della cucina cantonese.
Lodevolissima la cura del dettaglio e l’attenzione prestata alla presentazione di ciascun piatto, oltre alla qualità degli ingredienti e delle materie prime e, non da ultimo, alla location affascinante, figlia dell’ingegno dell’architetto Carlo Samarati ed ispirata al design d’avanguard di grandi città d’Oriente quali Pechino, Shangai, Hong Kong.
Lunedì sera i gentilissimi proprietari del Bon Wei, Ike Wang e la moglie Wang Pei, ci hanno viziati a dovere, accogliendoci con calici traboccanti di champagne Bruno Paillard e con stuzzichini orientali in grado di creare dipendenza immediata. Indimenticabili gli involtini vietnamiti e i fiori di involtini con ripieno di gamberi, highly recommended dalla sottoscritta. Ed ecco che di nuovo bicchieri di Francia si sposano elegantemente ed efficacemente a sapori d’Estremo Oriente.
Subito dopo l’aperitivo e prima di cena, non perdo l’occasione di intrufolarmi in cucina come una gattina curiosa, scortata da un disponibilissimo Ike Wang che mi mostra gli chef all’opera – primi tra tutti Guoqing Zang, chef di Hong Kong a cui si deve il merito di aver studiato e collaudato insieme ai proprietari il ricco menù del Bon Wei. Lascio che siano le immagini a parlare, più che le parole, poichè è chiaro che rendano assai meglio l’idea.
Arriva il momento di prendere posto per cena. Mi accomodo ad un tavolo di sole donne e mi ritrovo a conversare amabilmente con Costanza e Beatrice del blog The travel eater e con Saretta de L’appetito vien leggendo, finalmente conosciuta di persona dopo aver intrattenuto rapporti “epistolari” in rete per circa un anno! Anche questo è un aspetto assai gradevole della vita da foodblogger, riuscire a dare finalmente un volto a coloro con cui si condivide da tempo la stessa passione.
Ma, dicevo, la cena.
Esordisco dicendo che al Bon Wei il bicchiere è sempre mezzo pieno, nell’accezione più letterale del termine. Ogni piatto che ci viene servito è accompagnato da bollicine di champagne, tanto fresco e brioso da scendere giù per l’ugola che è un vero piacere.
Ad aprire le danze in tavola arrivano loro, i dim sum, ravioli ripieni che colpiscono nel segno per la loro delicatezza. Prediligo i ravioli alla griglia, sebbene anche quelli al vapore abbiano un loro più che discreto perchè.
A seguire, arriva in tavola lei, la zuppa di abalone. Molti di voi si chiederanno cosa diavolo sia questo abalone, ebbene, trattasi di un mollusco di notevoli dimensioni che viene affettato e che una volta cotto ha la consistenza è l’aspetto di una fetta di fungo porcino (almeno, a me ha dato questa impressione).
Arriva poi il momento tanto atteso dalla sottoscritta, il rito della sfilettatura dell’anatra alla pechinese, a cui assistiamo con sguardo attendo e cùpido. Degustata per la prima volta in un ristorante di Pechino anni fa, l’anatra alla pechinese entra subito a pieno titolo nella hit parade delle pietanze orientali da me predilette. E anche al Bon Wei l’involtino di anatra alla pechinese non si smentisce, tanto da indurmi a fare il bis (e ammetto senza indugio alcuno che sarei pure ricorsa al tris, se non avessi avuto altri numerosi assaggi lì ad attendermi).
I gamberoni Bon Wei che giungono in tavola poco dopo non mi fanno rimpiangere il tris mancato di anatra alla pechinese. A parte l’elegantissima presentazione, rapiscono il gusto con la loro delicata panatura al cocco dal sapore esotico. Fantastici, così come il rombo saltato con verdure che segue poco dopo. La peculiarità della pietanza? Il fatto di essere servito su uno “scheletro” di rombo essicato utilizzato a mo’ di piatto, che una volta svuotato può anche essere sgranocchiato, come fosse una patatina. Adoro la trovata, per non parlare della polpa di rombo, succosa, gustosa e delicatissima.
Arriva poi il momento di farsi coraggio ed assaggiare il piatto che lascerà tutti “a bocca aperta” per la sua piccantezza: il Shui Zhu di manzo, uno stufato “arrabbiatissimo” servito con del riso bianco e fagiolini verdi serviti anch’essi in salsa piccante. Piatto destinato a risultare assai gradito agli amanti dei gusti decisi (mentre la sottoscritta, devo ammetterlo, per via della sua scarsa predisposizione al piccante al secondo boccone ha già la linguetta che tocca terra).
“Dulcis in fundo” – è proprio il caso di dirlo – arrivano i dessert: un tris di squisitezze cinesi tutte dall’adorabile forma sferica: le palline di riso e cocco, il gelato caramellato e polpette dolci fritte con sesamo. Thumb up in particolare per la pallina di riso e cocco, di cui avrei fatto volentieri il bis, se non fossi già stata sazia più che dopo il cenone di Natale.
Prima di accomiatarci, chiudiamo la serata assistendo alla tradizionale cerimonia del thè (chiamata Gong Fu Cha), un momento molto suggestivo che non perdiamo occasione di immortalare con una generosa sequenza di scatti.
Non posso che concludere questo articolo ringraziando Bon Wei e Angela, il mio contatto in Milanodabere, per il graditissimo invito alla Open Kitchen Night di lunedì. In secondo luogo, consiglio a tutti i fautori della cucina orientale di qualità un’incursione al Bon Wei: si astengano coloro che in un ristorante cinese si aspettano di mangiare involtini primavera, riso cantonese, pollo alle mandorle. Queste pietanze qui non si servono, proprio per dare spazio a piatti meno “canonici” e più originali nell’aspetto e nel gusto.
E tenete a mente – è doveroso dirlo – che l’alta qualità ha un prezzo, che viene normalmente ricompensato da un’esperienza sensoriale e di gusto che non potrà che rimanere nella vostra memoria. E questo, Bon Wei ve lo promette.
One Comment
accipicchia quante cose buone hai mangiato, un abbraccio SILVIA