Quando ero solo una bambina, mi divertivo insieme ad un’amichetta a far finta di cucinare, all’interno di un grosso calderone, erbacce e foglie secche prelevate dal giardino di casa. Prendevamo un secchio, lo riempivamo d’acqua, poi aggiungevamo le suddette e mescolavamo, mescolavamo, fino a quando (nella nostra immaginazione) quella non diventava una zuppa coi fiocchi.
E ai nostri genitori, invitati a quell’inusuale banchetto, venivano servite porzioni immaginarie di quel mappazzone, di cui si nutrivano estasiati per la sua incredibile bontà. Cosa non farebbe un genitore, pur di far felici i figli!
La nostra fantasia era l’unica materia prima di cui avevamo bisogno per creare momenti di gioco e di evasione. Era proprio la nostra immaginazione che ci permetteva di essere invitate ad un banchetto reale a pranzo, in una terra popolata di gnomi e folletti nel primo pomeriggio, magari per bere insieme alle fate del bosco, in cima ad una casetta sull’albero, un intruglio di bacche e radici magiche rinvigorenti.
Un altro gioco che facevamo spesso, era quello dell’orfanotrofio. Parodiando un vecchio cartone animato dell’epoca (si sta parlando dei bellissimi anni ’80), aprivamo entrambe le ante dell’armadio in camera mia, le coprivamo con un lenzuolo o una coperta, così da ricavare una specie di caverna o stanza segreta; e giocavamo a recitare la parte chi della piccola bambina orfana costretta a lavori di fatica, nonchè a subire le angherie delle compagne e della direttrice, chi la parte della bulletta di turno, che si divertiva a vessare la più debole. Carogne, lo so, ma quel gioco, che era solo ed esclusivamente una parte da recitare tra di noi, ci piaceva proprio un sacco.
Oppure, recitavamo per parenti e sventurati amici piccole scene de Lo Hobbit, libro letto e riletto durante l’infanzia, quando colossal ed effetti speciali non sapevamo nemmeno cosa fossero.
Talvolta, mi capita di ripensare a quei momenti con nostalgia. E la più grande speranza che nutro è che questa capacità di inventare, di immaginare, di creare con le proprie mani e di sapersi divertire con poco appartenga anche alle nuove generazioni. Perchè la noia, il senso di vuoto generati dalla consapevolezza di avere tutto e di poter avere tutto ogni volta che lo si desidera affossano la creatività ed uccidono la fantasia. Due dei tesori più unici e preziosi che il genere umano possiede.
Fermiamoci a pensare, per un attimo, a dove può spingerci la creatività: ovunque noi vogliamo.
Se in certe persone questa dote non fosse particolarmente sviluppata, non solo non avremmo bellissime letture nelle quali immergerci, ma, molto probabilmente, non avremmo tante delle cose di cui ci serviamo ogni giorno e che diamo ormai per scontate. Qualche esempio? Un forno, un orologio, una scarpa… tanto per citarne alcune! Tutte cose nate dal bisogno e dalla creatività. E, naturalmente, da tecnica e conoscenza.
Anche in tavola, per me, vale lo stesso.
Può una semplice pasta all’uovo diventare un sano momento di gioco, un piccolo esercizio creativo, oltre ad un’imperdibile occasione di trasmettere patrimoni importanti della nostra tradizione gastronomica?
Il tempo è poco. Il mondo di oggi ci impone ritmi serrati e tutto ciò di cui abbiamo bisogno per nutrirci, se lo desideriamo, lo troviamo già pronto, nei nostri supermercati. Ma se riuscissimo a concepire questo momento di creatività non come un’esigenza materiale, bensì come un gioco, atto a stimolare quella creatività che nei nostri figli potrà tornare loro utile in altre occasioni nel corso della vita, allora forse capiremo quanto importante sia cercare di ritagliarsi un angolino di quel tempo per mettersi a fare questo gioco con loro, che può rivelarsi utile ed istruttivo anche per noi.
Detto questo, torniamo al piatto: l’idea è quella di realizzare della pasta all’uovo fantasiosa, diversa dalle altre. Provate a pensare alle tante opzioni disponibili, a tutti i colori e le forme che è possibile immaginare, partendo da ingredienti sani e naturali: pomodoro, spinaci, carote, barbabietola… e tanti altri!
Non rinunciamo alla creatività, ma coltiviamola come un piccolo, immenso tesoro. Ed insegniamo ai nostri figli a fare altrettanto.
Ingredienti per 4 persone:
Per la pasta all’uovo:
200 gr farina 00
2 uova intere
Per la pasta all’uovo al pomodoro:
100 gr farina 00
1 uovo intero
1 cucchiaino di concentrato di pomodoro (in alternativa, potrete utilizzare succo o polvere di barbabietola, per ottenere pasta fresca di un bel rosa acceso!)
Per il ripieno:
2 patate
sale fino q.b.
olio evo
1 piccolo mazzetto di timo fresco
noce moscata q.b.
50 gr di ricotta
100 gr circa di provolone dolce a cubetti
Versate la farina a fontana su una spianatoia. Sgusciate al centro della fontana due uova intere. Sbattetele leggermente con i rebbi di una forchetta ed integratevi un poco alla volta la farina a partire dai bordi. Procedete ad impastare con le mani (o in planetaria) fino ad ottenere una pasta liscia, che ricoprirete con della pellicola trasparente e che farete riposare in frigorifero per una mezz’oretta circa.
Allo stesso modo, preparate la pasta all’uovo al pomodoro:
versate la farina a fontana su una spianatoia; al centro della fontana sgusciate un uovo intero. Iniziate a sbatterlo leggermente con i rebbi di una forchetta ed integratevi a questo punto un cucchiaino di concentrato di pomodoro. Amalgamatelo all’uovo, quindi iniziate ad integrarvi la farina un poco alla volta a partire dai bordi. Procedete ad impastare e a riporre la pasta a riposo come descritto sopra.
Mentre la pasta riposa, preparate il ripieno dei vostri ravioli: fate bollire in pentola a pressione due patate di medie dimensioni e quando saranno pronte toglietele dall’acqua e sbucciatele. Schiacciatele con una schiacciapatate così da ricavarne una soffice purea. Salatele ed aggiungetevi poco noce moscata in polvere. fate riscaldare la purea di patate in padella con poco olio evo, aggiungendo qualche fogliolina di timo fresco. Amalgamate la purea di patate con 50 gr di ricotta vaccina fresca e lasciate riposare. Tagliate intanto il provolone dolce a cubetti.
Suddividete la pasta all’uovo semplice in due parti uguali, dalle quali ricaverete due sfoglie finissime, con il mattarello o con l’apposita macchinetta per la pasta.
Stendete anche la pasta al pomodoro e con l’ausilio di un piccolo stampino (in questo caso, a forma di stella) ricavatene tanti pezzetti della forma desiderata. Applicate i pezzetti di pasta a forma di stella sulla sfoglia di pasta chiara, praticando una leggera pressione con le dita. Poi, sempre lavorando su una spianatoia adeguatamente infarinata per evitare che la pasta si attacchi, passatevi sopra il mattarello, così che la stelline aderiscano perfettamente alla sfoglia di pasta semplice.
Prelevate un cucchiaino di ripieno alle patate alla volta, unitevi 1 o 2 cubetti di provolone e distribuitelo su una delle sfoglia di pasta semplice, mantenendo circa 1, 5 cm di distanza tra un cucchiaino di ripieno e l’altro. Sovrapponete a questa sfoglia la seconda sfoglia stellata. Esercitate una lieve pressione intorno a ciscun cucchiaino di ripieno in modo che le due sfoglie aderiscano perfettamente tra di loro e fate attenzione ad eliminare eventuali sacche d’aria.
Ricavate i vostri ravioli ritagliando la pasta con una rotella dentellata.
Fate bollire in acqua bollente salata per circa 8 minuti.
Il condimento perfetto? Quello più semplice!
Servite i ravioli caldi, conditi con burro fuso e una spolverata di parmigiano o, in alternativa al burro, con un filo di olio extra vergine di oliva.
3 Comments
Carinissimi!!! Anche io giocavo a fare le pozioni magiche in un calderone e poi facevo anche il caffè con la terra!!!!
Che bei momenti quelli in cui ci si riusciva a divertire con poco! Un abbraccio
che idea! sono splendidi con le stelline 🙂